AI: in Italia scarse competenze e poche infrastrutture
La fotografia in uno studio condotto dal centro Clio della Luiss assieme alla società di consulenza Minsait. Appena il 22% delle imprese intervistate ha adottato piani di sviluppo che prevedono l'uso dell'intelligenza artificiale.
Redazione
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05 Giugno 2024
Tempo di lettura: 3 minuti

Competenze insufficienti, mancanza di professionisti specializzati e di fattori IT abilitanti. Sono i principali ostacoli incontrati dalle aziende italiane nel percorso di adozione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali. Appena 1 impresa su 4 ha adottato piani di sviluppo che prevedono l’utilizzo di questa tecnologia. Lo afferma la ricerca “Intelligenza Artificiale in Italia – La rivoluzione che sta cambiando il business”, condotta dal centro Clio (Centro di ricerca in Leadership, Innovazione e Organizzazione) della Luiss e Minsait, società di consulenza nell’ambito dell’Information Technology.

Il lavoro analizza il grado di adozione delle nuove tecnologie all’interno delle aziende del nostro Paese su un campione di oltre 500 realtà. In base ai dati raccolti appena il 22% ha predisposto un piano di sviluppo basato sull’AI e coerente con le proprie strategie.

La gran parte non sa come applicare l’intelligenza artificiale allo sviluppo del proprio business e non ha alcun piano di integrazione di questa tecnologia all’interno del processo aziendale.

Nonostante ciò vi è la consapevolezza dell’importanza di questa tecnologia. Il 52% del campione ha già lanciato progetti sull’AI per evolvere verso modelli data based. Tra i vantaggi che si ritiene di ricavare: l’aumento dell’efficienza operativa per migliorare la competitività (25%) e il consolidamento del rapporto con i clienti (20%). Solo una minima parte (13%) vuole impiegare l’AI per mutare radicalmente il proprio modello di business e/o l’offerta di prodotti e di servizi.

Tra gli ambiti in cui si usa di più l’AI: settore legale, marketing e vendite, Information Tecnology (IT) ed Environmental, Social & Governance (Esg).

Diversi elementi contribuiscono a rallentare il processo di adozione diffusa dell’AI, essenzialmente formativi e infrastrutturali. Relativamente al primo aspetto, le aziende analizzate segnalano il deficit di competenze e di professionisti specializzati nell’AI (19%) e l’assenza di fattori tecnologici abilitanti (16%). Ricercatore dell’AI e Data Scientist sono le figure professionali più ambite nel mercato del lavoro: tra le aziende che hanno realizzato programmi specifici, tre su quattro dichiarano di essere alla ricerca di questi talenti.

Sul secondo versante, concernente i problemi infrastrutturali, spicca nel 65% dei casi la mancanza di un’infrastruttura tecnologica adeguata, indipendentemente dalla taglia dell’azienda. Fa eccezione il settore bancario dove le società hanno una struttura al passo con i tempi almeno nell’80% dei casi.

A completare il quadro delle criticità, la conoscenza non completa del quadro legislativo che riguarda l’AI e in particolare quella di tipo generativo. Ciò è vero per il 60% delle aziende prese in esame dallo studio Luiss-Minsait. Serve a questo proposito una maggiore e approfondita integrazione, soprattutto in termini di dialogo, tra legislatore e mondo produttivo.