Lavoro e digitale: Italia in ritardo nell’UE
Siamo sotto la media europea del 4% per quanto riguarda l'uso di competenze digitali in ambito professionale. Bene le donne e chi svolge mansioni impiegatizie, tecniche, scientifiche e intellettuali. Scarsa diffusione tra i responsabili di piccole aziende, artigiani e operai. Lo certifica un rapporto dell'Istat sulle competenze nel mercato del lavoro nazionale.
Redazione
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17 Giugno 2024
Tempo di lettura: 4 minuti

Italia in ritardo rispetto alla media europea per quanto riguarda l’uso di competenze digitali in ambito lavorativo. È la sintesi della ricerca “Le competenze professionali nel mercato del lavoro italiano” svolta dall’Istat secondo cui la distanza tra il nostro Paese e il Vecchio Continente è di circa quattro punti percentuali. Infatti da noi il 37,1% degli occupati svolge attività che richiedono l’uso di apparecchiature digitali per almeno la metà del tempo, mentre la media UE si attesta al 41,2%. Le donne hanno maggiore familiarità con questi strumenti rispetto agli uomini: 42,1% e 33,4% rispettivamente. Ancora, sempre stando ai numeri diffusi dall’istituto di statistica, il 32,9% del campione di riferimento non utilizza mai competenze digitali contro il 27,5% della media europea.

Le percentuali più basse di utilizzo delle digital skill si riscontrano tra gli stranieri (7,8%) e le persone meno istruite (9,1%). A utilizzare maggiormente la strumentazione digitale per svolgere l’attività lavorativa sono gli occupati nella fascia d’età 30-44 anni, mentre nella classe 15-29 anni si registra la percentuale più alta di coloro che non utilizzano affatto questa competenza (36,5%).

Relativamente ai profili che si avvalgono della tecnologia per svolgere la propria attività quotidiana spiccano le professioni impiegatizie che nell’80,9% dei casi dedica almeno la metà del proprio orario ad attività di tipo digitale sia per operazioni basilari come l’invio di e-mail, sia per azioni maggiormente complesse quali l’uso di software e applicativi gestionali. Questo avviene con maggiore frequenze per chi assolve funzioni di segreteria o si occupa di movimenti di denaro o d’assistenza clienti. Si tratta nella maggior parte di casi di donne (88,5%) in possesso di un elevato titolo di studio (laurea).

Anche chi svolge professioni intellettuali e scientifiche o tecniche ha dimestichezza con la tecnologia: circa i due terzi dichiara di utilizzare per la maggior parte della giornata lavorativa pc, tablet e smartphone.

L’utilizzo delle digital skill è abbastanza diffuso anche tra i legislatori, imprenditori e l’alta dirigenza, che in oltre la metà dei casi le utilizzano per almeno la metà del tempo di lavoro. Tuttavia i comportamenti variano enormemente tra i gruppi professionali: i corpi legislativi, i dirigenti dell’amministrazione pubblica così come gli imprenditori, gli amministratori e i direttori di grandi aziende ricorrono frequentemente alle digital skill in oltre il 75% dei casi, quota che tra gli imprenditori e i responsabili di piccole aziende scende al di sotto del 40%. Peraltro, il 13,8% di questi ultimi dichiara di non usare mai le tecnologie digitali nello svolgimento del proprio lavoro. Un uso raro o nullo caratterizza gli operai specializzati o semi-specializzati, gli artigiani, gli agricoltori, i conduttori di mezzi o macchinari e coloro che svolgono professioni non qualificate; oltre il 90% dichiara, infatti, di usare poco o mai pc, tablet e smartphone nello svolgimento del proprio lavoro.

Per quanto attiene ad altre abilità di uso frequente, il lavoro fisico impegnativo caratterizza metà o più del tempo per il 37,4% degli occupati italiani contro una media europea del 26,5%

La destrezza nel compiere movimenti precisi delle dita che coinvolgono gruppi muscolari piccoli come quelli dei polsi, delle mani o delle dita, generalmente coordinati dagli occhi, è invece utilizzata dal 23,2% (la media Ue si ferma al 16,8%). Le abilità fisico-motorie sono più frequenti tra gli uomini: il 41,6% impiega almeno la metà del tempo in lavori fisicamente impegnativi (le donne sono il 31,6%); quelli che svolgono lavori per cui è richiesta precisione delle dita sono il 25,3% (il 20,2% le donne). La percentuale di chi utilizza la forza fisica per almeno la metà del tempo lavorativo supera il 60% tra gli artigiani, gli operai specializzati, gli agricoltori e coloro che svolgono professioni non qualificate. L’autonomia nel lavoro aumenta al crescere dell’età, mentre chi ha un titolo di studio elevato utilizza più spesso le competenze relazionali.