Terza a livello europeo – dietro Inghilterra e Germania – e nella top ten a livello mondiale dove le prime posizioni sono appannaggio di Cina, Stati Uniti, Regno Unito e India. Italia in prima fila per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche sul tema dell’intelligenza artificiale. Lo certifica il colosso dell’editoria scientifica, Elsevier.
L’analisi sottolinea la forte interdisciplinarità della ricerca italiana sull’AI. Nel panorama nazionale si trovano infatti lavori sul tema negli ambiti più svariati. Tra i settori in cui la materia è maggiormente studiata: ict, scienze mediche, economia/management e scienze sociali.
Sempre secondo Elsevier, emerge l’importanza della ricerca italiana in ambito di elaborazione delle strategie politiche. Dall’analisi del database SciVal, nel periodo 2013-2023, il 6.2% della produzione scientifica italiana ha ricevuto citazioni da policy internazionali. Un dato che pone il nostro Paese sopra la media mondiale ferma al 4.2% e quella dell’Unione (5.9%). Tra gli atenei che emergono per l’incidenza della loro ricerca nei documenti di policy: Statale di Milano, Sapienza, Cnr, Università di Bologna e Università di Padova.
Questa novità di rilievo si inserisce in un quadro al momento abbastanza variegato per il nostro Paese che appare ancora indietro sia dal punto di vista normativo, sia sotto il profilo delle risorse investite nell’ambito dell’IA. Sullo sfondo, inoltre, restano ancora prive di soluzione le numerose ricadute potenzialmente negative che derivano da una mancata regolamentazione della materia come, ad esempio, gli effetti sull’informazione. Il Governo nazionale sta comunque mettendo a punto un disegno di legge che dovrebbe essere reso noto a fine mese e ha pure annunciato un piano da un miliardo di euro attraverso Cassa Depositi e Prestiti.
Novità che conferiranno una spinta significativa al settore, sempre più centrale per lo sviluppo economico e sociale del Paese, e forniranno l’opportunità all’intero sistema produttivo nazionale di essere competitivo in uno scenario dove la battaglia è già vivace. Due fotografie su tutte: la prima riguarda l’età dei ricercatori, la seconda la sinergia tra pubblico e privato.
Relativamente al primo tema, guardando all’estero, in Cina (53%) e India (41%) la percentuale di giovani ricercatori in ambito AI è generalmente superiore ad esempio a quella di altre nazioni. La dinamica demografica suggerisce continueranno a esercitare tale preminenza nel prossimo decennio mentre gli altri (inclusa l’Italia) appaiono più in difficoltà.
Sul secondo versante, invece, la collaborazione con il settore privato agisce da acceleratore di qualità. Ad esempio negli Stati Uniti ben l’11% di tutta la ricerca accademica è sviluppata in collaborazione con il privato. In Italia la percentuale è solo al 4% ma risulta in lavori scientifici ad altissimo impatto.