Un laboratorio per l’immaginazione
La monotonia non è un vuoto da riempire a ogni costo ma lo spazio vitale in cui attecchisce la creatività, irrorata dall'immaginazione. Questo riguarda situazioni e luoghi. L'opinione-ricordo di Nicola Pirina, CEO di Kitzanos.
Redazione
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21 Febbraio 2025
Tempo di lettura: 3 minuti

Cagliari, negli anni della mia infanzia, non era come oggi. 

Non c’erano i ritmi frenetici, gli eventi ovunque, le agende piene anche in estate. 

Cagliari era gialla, deserta, opprimente nelle sue domeniche estive. 

Eppure, in quella monotonia, si nascondeva qualcosa di prezioso.

La noia, la vera precondizione della creatività.

Noi, adulti di oggi, sembriamo avere un terrore innato della noia, come se fosse un vuoto da riempire a ogni costo. I bambini non devono mai stare fermi, mai rimanere soli con i loro pensieri. Devono essere stimolati, intrattenuti, sovraccaricati di input. 

Ma la creatività non nasce dall’eccesso, bensì dall’assenza. 

Quando ti annoi, inventi. 

Quando non hai nulla da fare, crei mondi. 

Quando la città è vuota e immobile, inizi a immaginarla diversa.

Le domeniche di quella Cagliari gialla e vuota non erano un’assenza di possibilità, ma un invito a immaginarle. 

I pomeriggi passavano lenti, le ore sembravano infinite. 

Ma era proprio lì che i bambini imparavano a guardarsi dentro, a trasformare una piazza deserta in un castello, un cortile polveroso in un campo di battaglia. La noia era fertile, una tela bianca su cui proiettare sogni, giochi, storie. 

Era una palestra per la mente, una sfida costante per l’immaginazione.

Oggi, invece, sembra che abbiamo perso quel lusso. 

La sovrastimolazione ha reso i bambini meno capaci di tollerare il silenzio, l’assenza, il vuoto. 

Hanno a disposizione mondi già costruiti.

Videogiochi, piattaforme digitali, attività organizzate. 

Non devono più immaginare perché qualcun altro lo ha già fatto per loro. 

Ma così facendo, si perde qualcosa di essenziale.

La capacità di creare dal nulla, di trovare significato in ciò che sembra insignificante.

Cagliari, con la sua luce gialla e opprimente, con le strade vuote e la lentezza estiva, era un laboratorio. 

Era il luogo dove si imparava a dare un senso alle cose, a costruire significati. Non era un difetto, ma un’opportunità. 

Forse, dovremmo chiederci cosa stiamo togliendo alle nuove generazioni. Forse, dovremmo avere il coraggio di permettere loro di annoiarsi, di lasciarli senza stimoli, senza risposte pronte. 

La noia non è un nemico da combattere, ma un alleato della creatività, uno spazio che permette di scoprire chi siamo.

Oggi, la città è diversa. È piena di eventi, di rumore, di intrattenimento. 

Ma forse, in questo apparente progresso, abbiamo perso qualcosa. 

La Cagliari di ieri, gialla e vuota, aveva un suo potere: obbligava a inventare, a creare, a trovare un significato nel silenzio. 

E questo, più di ogni stimolo moderno, è il vero seme della creatività.

Immagine di copertina: Bambini che giocano per la strada a Is Mirrionis – Cagliari – foto di Gabriele Mulas