Tecnologia e futuro: adattarsi, prosperare o soccombere?
L’innovazione può sanare le fratture create da un modello di crescita estrattivo che è insostenibile sotto tutti i profili: sociale, economico, ambientale. Ce ne parla Nicola Pirina, CEO di Kitzanos.
Redazione
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15 Settembre 2023
Tempo di lettura: 6 minuti

Nell’era in cui viviamo, il mondo tech e digital sta riscrivendo le regole dei giochi praticamente ovunque, influenzando profondamente molte dinamiche. Mano a mano che la potenza di calcolo delle macchine continua a crescere e un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo si unisce a questa nuova economia, è essenziale riflettere attentamente su un punto: il modo in cui elaborare politiche aziendali e pubbliche che ci consentano di sfruttare appieno i benefici del tech, minimizzando al contempo le disfunzioni sociali ed economiche.

Questa trasformazione è il risultato di ciò che gli economisti definiscono una tecnologia a scopo generale, ovvero una tecnologia in grado di trasformarsi costantemente, espandersi progressivamente e aumentare la produttività in tutti i settori e le industrie.

Tuttavia, con il potenziale arrivo della computazione quantistica, potremmo vedere ulteriori sconvolgimenti tecnologici che potrebbero rendere obsolete le attuali pratiche di crittografia, sollevando preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza delle comunicazioni (biometria e affini).

Per affrontare questi passaggi epocali, è necessaria una cooperazione globale simile, ma in positivo, a quella dei mercati finanziari mondiali e del traffico marittimo e aereo.

L’ennesima rivoluzione è in corso e non può essere ignorata o repressa anche perché le sfide all’orizzonte sono molteplici ed interrelate. Sotto questo aspetto l’impiego di strumenti della scienza della complessità e del tech digital allo studio della società costituisce un aiuto formidabile; sino a poco tempo fa l’analisi di fenomeni era molto meno raffinata in quanto basata su strumenti tradizionali che di fatto ne rendevano complessa l’identificazione e questo limite era trasversale alle varie discipline, l’economia in modo particolare. Quest’ultima, infatti, tendeva a impiegare modelli rappresentativi della realtà a bassa dimensionalità. La crescente disponibilità di dati sempre più dettagliati sui fenomeni sociali e la tecnologia applicabile alla loro lettura in maniera organica ed esaustiva rendono particolarmente utile l’uso di questi mezzi in grado di sfruttare questa ricchezza informativa. Per qualsiasi economia quindi la tecnologia può diventare, e in parte lo è già, un catalizzatore per il cambiamento sociale.

La seconda sfida è lo sviluppo di tecnologie basate sulle esigenze e sulle richieste della comunità. La tecnologia, saggiamente selezionata, applicata e accettata dalla cultura locale, garantisce un miglioramento dell’infrastruttura economica e sociale. Essa funge da sistema di supporto ideale che può far avanzare i programmi di sviluppo della comunità, a beneficio della società nel suo complesso.

L’innovazione è la forza trainante fondamentale per lo sviluppo sostenibile a lungo termine di un’economia. Dopo quattro decenni di rapida crescita economica, ad esempio, la Cina si trova di fronte a crisi legate a una stratificazione di problemi: struttura demografica invecchiata prima di aver raggiunto un arricchimento diffuso, sovra capacità industriale di prodotti di bassa qualità, vincoli ambientali posti dalla comunità internazionale e anche da un’economia estrattiva e difficoltà nel reperimento di risorse funzionali al sistema economico attualmente impiegato. Il modello di sviluppo che si basa su risorse a buon mercato per una crescita estensiva è insostenibile. Di conseguenza, il Paese ha bisogno di una urgente inversione strategica per guidare una nuova fase del progresso basata sull’innovazione nella ricerca e sullo sviluppo e l’avanzamento tecnologico originale.

Un percorso obbligato per dare spinta a quella che definiamo economia reale. Ma che cos’è l’economia reale?

La definizione più utile è quella che la con l’economia virtuale e definisce quest’ultima come un’attività che genera denaro direttamente da denaro; di conseguenza, le attività che producono valore aggiunto sulla base della creazione diretta di ricchezza sociale costituiscono l’economia reale. Il concetto di economia reale è diverso dal comune concetto fisico o settoriale, perché la distinzione tra economia reale ed economia virtuale non si basa né sulla produzione e distribuzione di beni materiali né sul settore corrispondente di produzione, ma sulla capacità delle attività di capitale monetario di generare beni e servizi come mezzo e, alla fine, di creare nuova ricchezza.

La distinzione tra economia reale ed economia virtuale è importante perché, innanzitutto, chiarisce il ruolo decisivo dell’economia reale nello sviluppo economico.

La distinzione è importante anche perché è strettamente collegata alle attività di innovazione. Lo sviluppo dell’economia reale è destinato a creare nuova ricchezza per la società, quindi le attività di innovazione correlate contribuiscono direttamente alla crescita della ricchezza sociale. Al contrario, l’economia virtuale mira a distribuire e redistribuire la ricchezza sociale; di conseguenza, le attività di innovazione correlate influenzano direttamente la distribuzione, anziché aggiungere, della ricchezza sociale. Pertanto, le attività di innovazione nell’economia reale sono molto più importanti.

La crescita economica è stata deludente per oltre un decennio perché imperniata sull’economia virtuale ed è stata anche meno inclusiva.

L’ineguaglianza dei redditi è aumentata nella maggior parte delle principali economie.

La forte polarizzazione dei redditi con tantissima ricchezza concentrata nelle mani di pochi soggetti (siano essi persone o società) e l’ansia crescente per il lavoro hanno contribuito all’aumento delle tensioni sociali e della divisione politica. Il populismo è cresciuto quasi ovunque. Il sentimento nazionalista e protezionista è in aumento.

In questo contesto tech&digital se adeguatamente indirizzati sotto il profilo valoriale, tesi cioè ad accrescere l’economia reale possono contribuire in modo sostanziale alla ricomposizione di queste faglie che diversamente rischiano di determinare fratture insanabili.

Sotto tale aspetto, pertanto, l’ecosistema dell’innovazione dovrebbe continuare a spingere il confine tecnologico, ma anche promuovere impatti economici più ampi dai nuovi progressi. Con l’attivo intangibile della conoscenza che diventa un driver sempre più importante del successo economico, i sistemi di ricerca e sviluppo dovrebbero essere migliorati per promuovere una più ampia diffusione delle tecnologie che incorporano nuove conoscenze. La base dell’infrastruttura digitale e della cultura digitale deve essere rafforzata.

Gli investimenti nell’istruzione e nella formazione vanno potenziati e riorientati per enfatizzare le competenze necessarie per i lavori del futuro. Questo per evitare che si crei un’altra pericolosa divaricazione, quella fra società e tecnologia con effetti socio-economici devastanti.

Con il vecchio percorso di carriera impara-lavora-pensione che sta cedendo il passo a quello dell’apprendimento continuo, i programmi di miglioramento delle competenze e della formazione incessante dei lavoratori devono essere ampliati. La chiave per vincere la competizione con la tecnologia non è competere contro le macchine, ma competere con le macchine. Le politiche del mercato del lavoro dovrebbero diventare più lungimiranti, spostando l’attenzione dalla protezione dei posti di lavoro esistenti al miglioramento dell’abilità dei lavoratori di cambiare lavoro. I sistemi di protezione sociale, tradizionalmente basati su relazioni formali a lungo termine tra datore di lavoro e dipendente, dovrebbero essere adattati a un mercato del lavoro più dinamico. I contratti sociali devono essere riallineati con la cambiante natura del lavoro. I sistemi fiscali dovrebbero essere riesaminati alla luce delle nuove sfide dell’economia digitale, comprese le implicazioni delle trasformazioni in corso nelle attività e nel lavoro e le nuove dinamiche di distribuzione del reddito.

L’era delle macchine intelligenti offre molte promesse. Con politiche intelligenti, il futuro potrebbe essere caratterizzato da una crescita più forte e più inclusiva.

C’è quindi una relazione diretta tra la trasformazione digital & tech e l’economia reale. Una relazione positiva, certamente non lineare. Tema da continuare a indagare e certamente da monitorare costantemente, per non soccombere e per non doversi adattare per forza. E magari prosperare senza troppo ritardo rispetto al resto del mondo.

As usual, ready to debate.

Un sorriso, Nicola

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