Chi non fa rete oggi, domani non esiste.
È l’ora di smettere di sopravvivere da comparse.
Non ci salverà un bando.
Non ci salverà una fondazione.
Ci salverà solo una decisione collettiva.
Mettersi insieme e cambiare le regole del gioco.
Ci sono momenti in cui la storia non aspetta.
Non fischia. Non avverte. Passa.
E se non sei pronto, non ti lascia indietro. Ti travolge. Ti cancella.
Viviamo uno di quei momenti.
In un mondo dove il software comanda l’hardware, dove i dati valgono più del petrolio, dove l’intelligenza non è solo artificiale ma geopolitica, non basta più esserci.
Bisogna contare.
E chi è piccolo, isolato, autosufficiente solo nella fantasia, può fare una sola cosa, sparire in silenzio.
Il culto dell’io non salverà nessuno.
C’è ancora chi crede che basti avere una buona idea.
O una partita IVA. O qualche conoscenza nei posti giusti.
C’è ancora chi si vanta di andare da solo, come se il mercato fosse una passeggiata e non un’arena.
Il problema è che chi pensa così non ha capito dove sta.
Perché il gioco è cambiato.
Oggi vincono solo le reti. Le alleanze. I sistemi.
Il futuro è delle cordate intelligenti, non degli eroi solitari.
Il vero pericolo non è fallire. È non contare niente.
Puoi anche sopravvivere, certo.
Fare un po’ di consulenza. Portare a casa qualche progetto.
Stringere un po’ i denti. Tenerti in piedi.
Ma se non conti nelle decisioni che contano, stai solo respirando in apnea in attesa del prossimo tsunami.
E intanto vedi gli altri – i grandi, i connessi, gli organizzati – che si prendono tutto: i talenti, i mercati, i finanziamenti, i sogni.
E li vendono a te. Come fossero loro.
La marginalità è una scelta. L’irrilevanza è una condanna.
In certi territori, il senso d’inferiorità è diventato cultura.
Ci si accontenta di essere terzisti nel corpo e subalterni nell’anima.
Si dice è sempre stato così, oppure non siamo pronti.
Ma non è vero. Non è mai stato vero. È che fare rete costa.
Costa fiducia, costa tempo, costa abbandonare il controllo totale.
Ma è l’unico prezzo che vale la pena pagare.
Se non ora, quando?
Ora che il mondo si sta riallineando su nuovi assi.
Ora che chi ha coraggio può ridisegnare la mappa.
Ora che le crisi stanno bruciando le vecchie certezze.
Ora o mai più.
Perché poi sarà troppo tardi.
Perché poi ci sarà qualcun altro – con più mezzi, più struttura, più visione – che userà le nostre competenze, il nostro territorio, la nostra intelligenza, per fare la sua rivoluzione.
E a noi resteranno i frammenti.
Ancora una volta.
Non ci salverà un bando.
Non ci salverà il prossimo PNRR, né il fondo europeo dal nome impronunciabile.
Non ci salverà un acceleratore, una call, una fondazione illuminata.
Ci salverà solo il coraggio di fidarci gli uni degli altri.
Costruire reti.
Fare squadra.
Non per sommarci. Ma per moltiplicarci.
Chi lo capisce ora, sarà protagonista.
Chi aspetta, verrà usato. O peggio: dimenticato.
Game on.
Se non ora
Reti, alleanze, sistemi e cordate intelligenti. Ecco le formule vincenti per essere i protagonisti del momento presente. La riflessione di Nicola Pirina, CEO di Kitzanos.
Redazione
17 Settembre 2025
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