La rappresentazione della realtà cambia il modo di modificarla
Redazione
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18 Aprile 2023
Tempo di lettura: 11 minuti

Due giorni di dibattiti e di confronto a Quartu Sant’Elena e a Milis. Le riflessioni del nostro CEO, Nicola Pirina dopo questo tour a più voci e a più menti.

Le tecnologie stanno cambiando radicalmente il mondo e il modo in cui viviamo, lavoriamo, produciamo, amministriamo ed interagiamo. Nessuno e niente è immune a questo cambiamento e dobbiamo essere pronti ad adattarci per guidare (o surfare) l’innovazione al fine garantire un futuro più umano, sano, efficiente, sicuro e sostenibile per tutti e per l’ambiente. Discutiamo per immagini, il tempo non è molto e serve piuttosto accendere curiosità e dibattito, riflessioni di lungo periodo, con respiro corto abbiamo già ammazzato il mondo e molti territori.

I dati su invecchiamento, bassa natalità e spopolamento sono noti. Incrociamoli con quelli sui redditi comunali provenienti da pensione piuttosto che da lavoro dipendente, rivediamoli sul fatto che il lavoro dipendente è pubblico (rispetto al privato) soprattutto dove ci sono le nevralgie territoriali, rivediamoli coi dati camerali sul saldo natalità e mortalità imprese. Muoiono i paesi (piccoli e grandi) che vogliono morire per mano dei loro paesani. Fino a che non ritornerà la voglia di accendere le proprie passioni e le proprie vocazioni in un determinato territorio non si avranno evoluzioni di sorta. Basta la tecnologia tanto al kg? Basta calare politiche pubbliche in logica frattale? Basta il copia incolla di tentativi già andati a male altrove? O serve un’identità di popolo?

Serve mantenere unicità e specificità con orgoglio ed autodeterminazione.

Ad esempio, diceva De Crescenzo che grazie a Napoli ed ai napoletani l’umanità ha una speranza di sopravvivenza. Giovani coppie con figli, identità nella lingue e nella vita dei quartieri senza omologazioni. Ieri come oggi. Domani sarà lo stesso.

Ma la tecnologia è e rimane solo uno strumento, prima di tutto le persone in qualunque processo d’innovazione.

Oscar Wilde non scherzava sempre, ma mai rinunciava all’anticonformismo, spesso sottolineava che il progresso è la realizzazione di utopie. Oggi ci sono alcuni voli di pensiero assimilabili ad utopie. E se ci lavoriamo e le capiamo, se studiamo i loro immediati sviluppi, abbiamo già in mano qualcosa di buono per lavorare nei territori. Una strada di progresso non è soltanto filosofica, non è meramente tecnologica, non è puramente economica: è tutto insieme. L’innovazione spinta dai produttori di tecnologia non basta se non è al servizio degli obiettivi dell’emergenza climatica e delle polarizzazioni sociali.

Dobbiamo stare attenti al capitalismo della sorveglianza e dei dati (* in calce un esempio).

Dobbiamo pensare ad alternative fondate su progettualità più distribuite, più spontanee, più partecipate.

Nel primo trimestre del 2023, come nell’ultimo trimestre del 2022, l’incertezza economica è ancora l’elefante nella stanza. Temi cardine discussi nei tavoli decisionali d’alto livello: intelligenza artificiale e apprendimento automatico, automazione industriale e manutenzione predittiva, metaverso, realtà virtuale e realtà aumentata, Chat GPT è diventato virale e ha stabilito record come l’applicazione consumer in più rapida crescita nella storia, raggiungendo 100 milioni di utenti attivi entro due mesi dal suo lancio.

Un poco di storia veloce (8 passaggi per 33 anni dal 1990).

Il Web 1.0 è la prima generazione, agli albori, siti statici che non consentivano l’interazione o la collaborazione con gli utenti. Erano semplici e lineari, pagine HTML statiche con informazioni di base su un’azienda o un’organizzazione. Anche il design era limitato, layout e struttura simili. Bassa velocità e connettività limitata. Internet era ancora un lusso.

Il Web 2.0 rappresenta la seconda generazione, contenuti dinamici e interazione con gli utenti, sono progettati per consentire agli utenti di interagire tra loro, condividere informazioni e collaborare, esperienze più coinvolgenti e interattive. L’emergere del Web 2.0 ha portato allo sviluppo di nuove tecnologie, come il cloud computing e i dispositivi mobili, che hanno ulteriormente trasformato il panorama di Internet. Un’altra caratteristica importante del Web 2.0 è l’uso dei rich media, i siti Web 2.0 possono incorporare video, audio e altri elementi multimediali. Questa attenzione alla collaborazione e alla condivisione ha trasformato il modo in cui lavoriamo, impariamo e interagiamo online e ha aperto nuove possibilità di innovazione e creatività. Questo ha portato a problemi di privacy e sicurezza, oltre che alla diffusione di disinformazione e fake news. Inoltre, la facilità di creare e condividere contenuti online ha portato a un’abbondanza di contenuti di bassa qualità che può essere difficile da selezionare. È anche l’era del web waste.

Il Web 3 è Internet decentralizzato, gli utenti hanno un maggiore controllo sui propri dati. Questa nuova versione di Internet ha il potenziale per essere più sicura, trasparente e democratica delle precedenti. Non c’è un’autorità centrale che controlla tutto. Questo si basa sulla tecnologia blockchain, un registro distribuito che registra le transazioni in modo sicuro e trasparente. E’ l’era delle criptovalute, dei contratti intelligenti, della finanza decentralizzata e delle applicazioni decentralizzate (dApp). È la visione di una rete decentralizzata e distribuita che opera senza bisogno di intermediari, come i giganti dei social media, i motori di ricerca o altre piattaforme centralizzate. Web 3 è un’Internet costruita sulla fiducia, sulla trasparenza e sulla sicurezza.

Si affaccia oggi il web of trust (rete di fiducia). Così come ci sono moltissime reti di computer, ci sono molte reti di fiducia indipendenti, e ogni utente (attraverso il suo certificato d’identità) può essere parte e fungere da collegamento tra molte di esse.

Crescita esponenziale dell’Intelligenza artificiale che è la progettazione di hardware e software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.

Valorizzazione dell’Internet of Things che fa riferimento all’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti, che acquisiscono una propria identità digitale in modo da poter comunicare con altri oggetti nella rete e poter fornire servizi agli utenti.

Valorizzazione dei Big data che indica una raccolta di dati informatici così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l’estrazione di valore o conoscenza. Il termine è utilizzato dunque in riferimento alla capacità (propria della scienza dei dati) di analizzare ovvero estrapolare e mettere in relazione un’enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non strutturati (grazie a sofisticati metodi statistici e informatici di elaborazione), al fine di scoprire i legami tra fenomeni diversi (ad esempio correlazioni) e prevedere quelli futuri. L’estrazione di conoscenza dai Big Data e l’impiego della stessa per il miglioramento delle attività decisionali sono subordinati alla definizione di processi che consentano di gestire e trasformare in modo efficiente dataset che crescono rapidamente in volume e varietà.

Il metaverso è un’interazione in un unico mondo virtuale universale e immersivo, facilitato dall’uso di cuffie per la realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR).

Tutto quanto sopra è grosso modo la base per un gemello digitale che è la rappresentazione virtuale di un’entità fisica, vivente o non vivente, di una persona o di un sistema anche complesso connessa a una parte fisica e con la quale può scambiare dati e informazioni, sia in modalità sincrona (in tempo reale), che asincrona (in tempi successivi). Il gemello digitale può evolversi fino a diventare una vera e propria replica digitale di risorse fisiche potenziali ed effettive (gemello fisico), di processi, di persone, di luoghi, di infrastrutture, di sistemi e dispositivi che possono essere utilizzati per vari scopi.

I dati che rappresentano il gemello digitale possono derivare dalle fonti più diverse: dai sensori che trasmettono vari aspetti delle sue condizioni operative; dati storici relativi alle condizioni passate; dati forniti da esperti umani, come ingegneri, tecnici, medici, con una conoscenza specifica e pertinente; dati raccolti da altre macchine simili, o dai sistemi e dall’ambiente di cui può far parte; informazioni recuperate da qualunque banca dati accessibile attraverso Internet.

Ciò suggerisce una filosofia di sviluppo per una progettazione di nuovi modelli di fruizione dei territori, non solo da parte dei visitatori esterni ma anche da parte della comunità stessa che li anima. Lo sviluppo e la promozione di modalità innovative di fruizione dei territori passa di certo per la creazione di infrastrutture tecnologiche abilitanti. Migliorando attraverso queste infrastrutture l’accessibilità non solo dei luoghi (in senso fisico), ma anche delle informazioni, dei trasporti, delle risorse materiali ed immateriali del territorio, attraverso una ri-progettazione dei servizi per tutti i tipi di esigenze di accesso.

L’accessibilità, quella vera, quando c’è, non si vede.

Un gemello digitale sblocca il valore di un territorio essenzialmente perché attiva un processo trasparente, convergente e disintermediato i cui i valori, gli interessi, le conoscenze, diversamente attribuite al patrimonio e che ne orientano l’uso o il non uso, sono negoziate, condivise e, quindi, co-prodotte.

Scopo del gemello digitale è in prima istanza quello di incrementare il valore dei patrimoni territoriali, siano ambienti naturali o costruiti, aumentandone così sia la qualità della vita e il benessere per il pubblico grazie ad una migliore pianificazione e gestione del sistema territorio/ambiente/paesaggio, sia la reputazione e l’attrattività, trasferendo valore anche ai prodotti e ai servizi che vi vengono generati, con le ovvie ricadute in termini di competitività e redditività.

Qualsiasi strategia per il governo dei territori verso innovazione, sviluppo e inclusione sociale, per rispondere alle emergenze della crisi ambientale, della sostenibilità e della crisi pandemica (con la conseguente riorganizzazione dell’intero sistema relativo alla salute pubblica), qualsiasi strategia relativa alla inevitabile trasformazione in atto dei modelli di business, delle forme della transazione nei sistemi di valorizzazione economica con la diffusione della blockchain e della tokenizzazione (con token fungibili e non fungibili – NFT), non può che svolgersi nei gemelli digitali del territorio.

I territori sono configurabili come piattaforme per valorizzare l’intelligenza e la creatività individuali e collettive.

Il Territorio può essere una DAO (Distributed Autonomous Organization).

Una ulteriore frontiera applicativa è offerta dalla blockchain. La possibilità di conservare le informazioni ed i dati in registri distribuiti, trasformando la proprietà delle informazioni in un bene comune non alterabile da un singolo se non con il consenso di una rete di nodi pubblici, apre nuove prospettive di gestione del territorio.

La smart city e lo smart Land che fino ad oggi sono stati immaginati come una estensione digitale di un sistema pianificatorio centralizzato del territorio, ci aprono a prospettive evolutive decentrate, in cui le decisioni operative possono essere prese non solo con un ampio consenso, ma in modo sicuro proprio perché condivise. Il trasferimento in blockchain delle informazioni rilevate dai sensori territoriali, le relative elaborazioni algoritmiche e le conseguenti attuazioni operative, portano ad un nuovo modello organizzativo della società che va oggi valutato nelle sue prospettive positive quanto negative. C’è inoltre una nuova frontiera che si prospetta grazie alla blockchain, la tokenizzazione degli assets.

Per poter governare la tecnologia occorre saperla leggere alla luce della complessità del contesto sociale ed economico esistente. Diffidare dai portatori di facili ricette.

Le conseguenze della tecnologia sono sempre più complesse.

La strada giusta per affrontare questo complesso problema si fonda su un approccio storicamente avvertito, per il quale le conseguenze della tecnologia si interpretano soltanto nel contesto delle dinamiche sociali, economiche, ideologiche, culturali, ecologiche.

I gemelli digitali sono una parte essenziale di quel riallineamento. Il futuro dei gemelli digitali è praticamente illimitato, grazie alla sempre maggiore potenza cognitiva che viene continuamente messa al loro servizio. Quindi, i gemelli digitali stanno costantemente apprendendo nuove competenze e capacità, il che significa che possono continuare a generare gli insight necessari per migliorare i prodotti e rendere più efficienti i processi.

Tutta questa innovazione ci spinge a un altro passo in avanti nel ragionamento: è davvero possibile predire il futuro?

Entro certi limiti sì. Noi oggi abbiamo a disposizione un’enorme potenza di calcolo, abbiamo accesso a incredibili data base e possiamo contare sugli algoritmi più evoluti. Per cui in qualsiasi settore, selezionando una determinata serie storica, possiamo ragionevolmente prevedere quello che succederà.

L’evoluzione delle competenze e della sensibilità del fattore umano aumenterà e si qualificherà.

Ed in Sardegna ne abbiamo in abbondanza!

As usual, ready to debate.

Un sorriso, Nicola

*Tratto da “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”

Monologo finale per commentare l’importanza della tutela dei dati

Mi fanno quasi tenerezza. Pensano di essersi liberati di noi.

Ma noi sappiamo quale compagnia aerea sceglieranno per tornare a casa, quale tariffa, quale posto.

Sappiamo già chi contatteranno una volta tornati nel loro Paese.

Se lo faranno con un messaggio o con una chiamata.

Sappiamo di cosa hanno bisogno per essere felici e per essere tristi.

Sappiamo per chi voteranno perché conosciamo tutte le loro paure.

E se non le hanno, sappiamo come procurargliele.

Sappiamo anche che lavoro cercheranno.

Noi sappiamo e sapremo sempre tutto di loro. Il passato, il presente e il futuro.

Sai chi ci ha dato il permesso di accedere a questi dati? Voi.

Non siamo ladri.

Prima di entrare nella vostra vita, abbiamo bussato.

Vi abbiamo chiesto se volevate condividerla con noi.

Avete scelto di metterla nelle nostre mani.

Grazie a voi abbiamo costruito un impero.

Siamo diventati miliardari.

E secondo voi abbiamo voglia di fermarci?

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