Innovare attraverso nuove competenze, strutture adeguate e alfabetizzazione digitale per poter sfruttare al meglio e con progetti di lungo respiro i fondi del Pnrr. L’Eurispes traccia la rotta per il nostro Paese nel suo 36esimo Rapporto Italia. Ci attende uno sforzo rilevante in termini di modernizzazione, visti i problemi da affrontare. Tuttavia possiamo attingere a un grande serbatoio di vitalità e di dinamismo dato dalle imprese innovative che forniscono una grande spinta sia in termini di occupazione che di accrescimento delle abilità digitali, uno fra i punti deboli dei lavoratori italiani.
Sul fronte occupazione, ad esempio, il Rapporto evidenzia come le startup innovative e ad alta tecnologia rappresentino il più importante traino di crescita occupazionale della nostra economia. Nel terzo trimestre del 2022, si sono registrate 14.708 imprese attive con un valore medio di produzione di circa 211mila euro, in aumento rispetto al trimestre precedente (dati Infocamere-Unioncamere). Crescono soprattutto le imprese dei settori “conoscenza e tecnologia”, “infrastrutture” e “creativity output”, che riflette la capacità creativa e innovativa del Made in Italy.
Per restare in questo comparto, stando ai numeri forniti dalla Rome business school, le startup innovative in Italia sono passate da 14.708 nel 2022 a 16.256 nel 2023. Dal 2013 al 2023, si è registrata una crescita cumulata pari al 981,6% e una crescita percentuale media del 26,88%.
E proprio da qui occorre partire per trarre ispirazione e estendere un modello virtuoso a tutti i settori. Tra quelli attualmente più indietro: la sanità. Tre le difficoltà: mancanza di competenze nelle asl, strutture non adeguate e analfabetismo digitale.
Relativamente al primo problema, l’Italia è al diciottesimo posto fra i 27 Stati membri dell’Ue per quanto attiene l’assenza di competenze digitali nelle organizzazioni sanitarie.
La seconda criticità è l’adeguamento delle strutture e dei servizi sanitari ai nuovi modelli e standard inclusa la definizione dei criteri di accesso, erogazione e remunerazione delle prestazioni di telemedicina.
Un’ulteriore barriera, infine, è la ‘digital illiteracy’; la telemedicina si è focalizzata principalmente sui dispositivi tecnologici e non sulla formazione del personale.
Occorre vincere su tutti questi fronti per adempiere alla missione salute del Pnrr. La sua dotazione di oltre 15 miliardi di euro è imponente e servirà per riformare entro il 2026 il Servizio sanitario nazionale con l’innovazione della telemedicina, il completamento del Fascicolo sanitario elettronico e la digitalizzazione dei processi.
Il Rapporto evidenzia anche tre macro-aspetti nel sistema sanitario nazionale che necessitano di essere riformati. Innanzitutto, lunghe liste d’attesa e debolezze strutturali a livello territoriale: gli eccessivi tempi di attesa, come ha evidenziato lo studio Aiop (Associazione italiana ospedalità provata) per il 2024, rappresentano uno degli elementi di maggiore iniquità nell’ambito del sistema sanitario. Preoccupa il fenomeno della migrazione sanitaria: nel 2021 ha raggiunto 4,24 miliardi, cifra nettamente superiore a quella del 2020 (3,33 miliardi).
La carenza di personale e la mancanza di turnover sono il terzo aspetto problematico: il 10% delle posizioni di medico di base rimane non occupato, situazione aggravata dal fatto che si prevede un significativo aumento dei pensionamenti.
Una riforma organica e lungimirante non è più rinviabile; tuttavia conseguirla porterà benefici diffusi in termini non solo di efficacia ed efficienza delle cure ma anche sotto il profilo economico con un miglioramento della spesa per uno dei capitoli ad oggi più corposi del bilancio dello Stato.