Alfabetizzazione finanziaria: italiani ancora indietro ma migliorano
Lo afferma un’indagine di Banca d’Italia: appena il 25% dei connazionali ha competenze elevate. I più consapevoli nella fascia fra i 35 e i 64 anni, decisivo il livello d’istruzione. Ma il problema riguarda anche molti altri Paesi Europei secondo uno studio di Eurobarometro.
Giovanni Runchina
Giovanni Runchina
28 Luglio 2023
Tempo di lettura: 3 minuti

Due indagini, condotte rispettivamente della Banca d’Italia e dalle Banche Centrali Nazionali da una parte e dall’Eurobarometro dall’altra, che convergono: tanto nel nostro Paese quanto nel resto dell’Unione Europea solo un ristretto numero di persone possiede gli strumenti idonei a prendere decisioni finanziarie adeguate. In breve: pochissimi hanno le conoscenze necessarie per agire in modo consapevole e migliorare così il proprio benessere finanziario.

Il problema della scarsa alfabetizzazione finanziaria quindi accomuna un po’ tutti anche se con sostanziali differenze. Relativamente all’Italia, la ricerca – condotta con cadenza triennale – evidenzia un piccolo miglioramento tra il 2020 e il 2023. Infatti, stando ai numeri, il livello di alfabetizzazione finanziaria degli adulti in Italia, pur rimanendo su livelli bassi, è lievemente aumentato (da 10,2 nel 2020 a 10,6 nel 2023, su una scala da 0 a 20). Il miglioramento è guidato dai comportamenti (da 4,2 a 4,6, su una scala da 0 a 9) e dagli atteggiamenti (da 2,0 a 2,3, su una scala da 0 a 4) in campo finanziario.

Nei primi si considerano la gestione delle risorse finanziarie nel breve e nel lungo termine mentre per gli atteggiamenti si rilevano l’orientamento degli individui al risparmio e l’accortezza nell’uso del denaro. Entrambe queste dimensioni sono particolarmente importanti per la partecipazione ai mercati finanziari e il benessere finanziario. Il punteggio complessivo relativo alle conoscenze, che riguardano concetti come l’inflazione, il tasso di interesse semplice e composto e la diversificazione del rischio, è rimasto sostanzialmente stazionario rispetto al 2020 (da 3,9 a 3,7, su una scala da 0 a 7). Migliora la comprensione dell’inflazione e delle sue conseguenze sul potere d’acquisto delle famiglie, anche per effetto dell’intensa attività di informazione e di educazione finanziaria su questo argomento.

Lo studio del 2023 ha due rilevanti novità: è stato condotto in contemporanea in 30 Paesi e ha rilevato anche le competenze in tema di finanza digitale. Riguardo a quest’ultima il nostro punteggio di 4,4 all’interno di una scala tra 0 e 10 è sostanzialmente in media con quelli rilevati in altre parti dell’Europa.

A fare la differenza, sia in questo caso sia per l’alfabetizzazione finanziaria, sono età, istruzione e geografia. I più avvantaggiati sono compresi nella classe di età fra i 35 e i 64 anni che vivono soprattutto al Nord e possiedono un alto tasso d’istruzione. Nel punteggio complessivo di finanza digitale vi è in più un divario di genere: le donne sono più penalizzate.

In ambito europeo, come accennato, pur riscontrando una sostanziale trasversalità del problema si evidenziano notevoli differenze tra Paesi. In generale appena il 18% dei cittadini dell’UE è dotato di un elevato livello di alfabetizzazione finanziaria, il 64% ha un livello medio e il restante 18% di un livello basso. Sono appena quattro gli Stati membri in cui oltre il 25% delle persone ottiene un punteggio elevato in termini di alfabetizzazione finanziaria: Paesi Bassi (43%), Finlandia e Danimarca (40%), Estonia (39%). In Italia, per dare un’idea, è appena il 25% con il 49% di connazionali che hanno evidenziato una preparazione media e ben il 22% scarsa.

L’analisi mette in luce anche la necessità di agire con prontezza su gruppi particolari, tra cui: donne, giovani, persone con reddito e istruzione bassi. Da qui la necessità di continuare a investire sulla conoscenza, sulla formazione e sull’informazione in relazione a questo tema.