Viviamo in un’epoca piena di cambiamenti, spesso così rapidi da lasciarci senza fiato. In questo contesto di trasformazione continua, può succedere di voltarsi indietro e pensare che “una volta era meglio”. Ma è davvero così? O forse stiamo solo cercando nel passato un rifugio sicuro contro le incertezze del presente?
Il libro Oltre la nostalgia – 166 pagine edizioni Kitzanos – scritto da Nicola Pirina e Mario Arca (qui il link per l’ordine alla versione cartacea), prova a rispondere a questo interrogativo. L’opera è al tempo stesso un invito, una riflessione e un progetto: lasciarsi alle spalle la malinconia per ciò che è stato e guardare avanti, con coraggio e consapevolezza, per immaginare una società più giusta, libera e preparata alle sfide del futuro. Un attraversamento, un pacato sollecito a pensare complesso, a disegnare il futuro non come reazione alla crisi, ma come progetto condiviso sostituendo la malinconia sterile con il valore creativo della memoria attiva.
Gli autori arrivano da due mondi diversi — uno esperto di innovazione, l’altro con una lunga storia nel sindacato e nella cooperazione — ma si incontrano su un terreno comune: la voglia di proporre una nuova visione per la politica, la tecnologia e la convivenza civile. Uno sguardo lungo che nasce in Sardegna, ma che può parlare a tutti.
Al centro dell’opera c’è l’idea che serva una nuova“dottrina”, vale a dire un insieme di principi e valori capaci di orientarci nell’era digitale. Ma attenzione: non si tratta di imporre verità assolute. Al contrario, Pirina e Arca invitano a riscoprire il senso profondo di parole come pensiero, conoscenza, impegno. Oggi, sostengono, troppe decisioni vengono prese sull’onda dell’emotività o del consenso a breve termine. Serve invece una visione profonda, che metta al centro le persone, la giustizia sociale, la sostenibilità e la dignità. Con una prosa ricca di riferimenti – da Luciano Floridi a Byung-Chul Han, da Chomsky alla Rerum Novarum – il libro rifiuta il tecno utopismo ingenuo ma anche il tecno pessimismo paralizzante. Si colloca invece nel solco di un umanesimo critico che integra etica, innovazione e responsabilità sociale.
Sardegna 2050 e Demos Sardegna, i due laboratori da cui nasce il libro, diventano metafora di un agire collettivo possibile: un ponte tra generazioni e territori, tra innovazione e memoria, tra coraggio e cura.
Tanti i passaggi densi di significato come quello che si sofferma sul rapporto tra tecnologia e umanità. Siamo circondati da smartphone, algoritmi, intelligenza artificiale. Ma abbiamo davvero capito dove ci stanno portando? E soprattutto: chi decide in che direzione andare? Gli autori richiamano filosofi, economisti e studiosi per spiegare che il digitale non è solo uno strumento: è un ambiente in cui viviamo. E come ogni ambiente, va pensato, regolato, reso umano. Vissuto quindi con consapevolezza.
Ma “Oltre la nostalgia” è un supporto prezioso che non si limita a criticare. Offre esempi, idee, spunti per costruire “ponti” tra ieri e domani. È invito a tornare a pensare insieme, a riscoprire il valore della memoria non per rimanere fermi, ma per andare oltre. Nessuna soluzione preconfezionata ma restituzione al pensiero al pensiero, alla parola, al dialogo della dignità che compete loro.
Una lettura per chi è ancora curioso, per chi non si accontenta, per chi vuole credere che la politica possa essere servizio e non solo potere.
In un mondo che spesso invita alla rassegnazione o alla rabbia, le pagine scritte dai due autori rappresentano una boccata d’aria fresca. Un’occasione per fermarsi, riflettere e ripartire con uno sguardo nuovo.
Perché, come scrivono efficacemente: “il passato è la madre del futuro”. E il futuro — se lo vogliamo davvero — possiamo ancora costruirlo insieme.