Non una semplice tecnologia ma una cassetta degli attrezzi che permette di affrontare problemi complessi in modo innovativo, modellando comportamenti tipici della mente umana e spesso andando oltre le sue capacità grazie alla velocità e alla scalabilità. Un collaboratore invisivbile e, al contempo, ingombrante. L’AI è sempre più al centro della vita quotidiana e conseguentemente del dibattito pubblico. Una rivoluzione che, come tutte, presente opprtunità enormi e rischi altrettanto grandi e di cui si è discusso nel corso dle primo focus formativo “L’intelligenza artificiale è tra noi. Conosciamola per capire” organizzato da DEMOS (Democrazia Solidale) Sardegna in collaborazione con Sardegna 2050. Ad affrontare il tema – introdotto da Elisabetta Rossu (Responsabile Dipartimento Cultura e Formazione Demos Sardegna) e coordinato dal sociologo Gianfranco Bottazzi – l’espistemologo Silvano Tagliagambe e l’imprenditore digitale nonché CEO di Kitzanos, Nicola Pirina.
L’intelligenza artificiale – ha sottolineato Pirina – è al centro di una trasformazione epocale che sta cambiando la società e l’economia globale. Tuttavia, l’Italia, nonostante il suo storico contributo all’innovazione, rischia di essere relegata al ruolo di comprimario. L’AI, oggi, è già parte della nostra quotidianità: dai suggerimenti personalizzati sui social media ai sistemi diagnostici avanzati in sanità, passando per la gestione automatizzata dei processi amministrativi. Il nostro Paese non ha ancora sviluppato un ecosistema maturo per sfruttare appieno questa tecnologia, al contrario di altre realtà quali Stati Uniti e Cina che investono massicciamente in ricerca, infrastrutture e formazione. Eppure le potenzialità, al pari della storia, non ci mancano; siamo un Paese di grandi menti e idee: Federico Faggin ha inventato il microchip, Maria Montessori ha rivoluzionato l’educazione. Troppo spesso, però, queste innovazioni non sono state valorizzate sul territorio nazionale. Anche nell’ambito dell’AI, rischiamo di perdere l’opportunità di essere leader, lasciando che altri raccolgano i frutti di una rivoluzione in corso.
Ma questo non è l’unico rischio. Infatti se da un lato scontiamo un innegabile ritardo, dall’altro dobbiamo lucidamente cogliere altre potenziali e maggiormente diffuse criticità. Uno dei principali è la concentrazione del potere tecnologico in poche grandi multinazionali, che potrebbe aumentare le disuguaglianze e ridurre la sovranità digitale dei Paesi. La mancanza di regolamentazioni adeguate può favorire l’uso improprio dell’AI, con pericoli per la privacy, la diffusione della disinformazione e la polarizzazione sociale. Il tutto acuito dall’analfabetismo digitale ancora molto presente in larga parte della popolazione: chi non ha le competenze necessarie rischia di rimanere escluso dai benefici della rivoluzione tecnologica.
Allo stesso tempo questa potente tecnologia è foriera di enormi opportunità per il potenziamento e il rilancio di interi settori della nostra economia e non solo; a titolo esemplificativo ecco alcune poenziali applicazioni:
- Sanità: Diagnosi più rapide e accurate, monitoraggio in tempo reale dei pazienti e ottimizzazione dei costi.
- Agricoltura: Previsioni meteorologiche avanzate e gestione sostenibile delle risorse.
- Pubblica amministrazione: Processi più trasparenti ed efficienti, con una gestione normativa semplificata grazie all’automazione.
Per cogliere queste opportunità, servono interventi mirati: investire in infrastrutture tecnologiche, promuovere la formazione diffusa e incentivare la collaborazione tra pubblico e privato. L’educazione, in particolare, gioca un ruolo cruciale: preparare le nuove generazioni a comprendere e sfruttare le potenzialità dell’AI è una priorità. L’Italia è a un bivio. Da un lato, rischia di perdere il treno dell’innovazione; dall’altro, ha l’occasione di diventare un attore chiave nella rivoluzione dell’AI. Per farlo, è necessario un cambio di paradigma: il momento di investire, regolare e costruire un ecosistema digitale competitivo è adesso. L’AI non è solo una tecnologia, ma uno strumento per ripensare il nostro futuro. La scelta è nostra: cavalcare l’onda del cambiamento o restare a guardare.