L’alba degli agenti autonomi
La nuova intelligenza artificiale non imita più l'umano, si sta evolvendo per sostituirlo. Un salto enorme che ci pone di fronte a un bivio: restare protagonisti o diventare irrilevanti. Come ci spiega Nicola Pirina, CEO di Kitzanos.
Redazione
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29 Settembre 2025
Tempo di lettura: 4 minuti

Agentic AI, siliconi pensanti e il passaggio irreversibile verso un ecosistema decisionale fuori dalla nostra portata.

Dimenticate Chat GPT, le immagini generate, i testi persuasivi.
L’intelligenza artificiale non sta più cercando di imitare l’umano.
Sta imparando a sostituirlo.

Benvenuti nell’era dell’Agentic AI.

Sistemi capaci di decidere, imparare, agire e ricalibrarsi senza alcuna supervisione umana continua.
Agenti autonomi che non eseguono comandi, ma perseguono obiettivi.
Non chiedono, scelgono.
E, quando serve, disubbidiscono.
La differenza tra AI e Agentic AI è come quella tra uno strumento musicale e un musicista. Oggi, però, i nuovi musicisti non hanno più bisogno di noi per suonare.
Stanno scrivendo la propria partitura.
In silenzio.
E senza registi.

Un agente AI di nuova generazione non risponde a una domanda.
Interpreta un contesto, esplora soluzioni, riformula strategie, ottimizza risorse.
Può gestire intere catene logistiche, simulare l’effetto di politiche pubbliche, disegnare campagne di disinformazione, condurre guerre cibernetiche, interagire tra sé in ecosistemi chiusi.

In breve, può fare politica.
La sfida non è più cosa può fare l’intelligenza artificiale, ma chi la fa agire e per conto di chi.
Ogni cervello ha bisogno di un corpo. Ogni algoritmo, di un chip.
Ma l’epoca della CPU generalista è finita.
La nuova intelligenza viaggia su custom silicon, chip progettati ad hoc per eseguire un compito cognitivo specifico in modo iper-ottimizzato.
Consumano meno, apprendono più in fretta, lavorano 24/7.
NVIDIA, AMD, Cerebras, Intel, Huawei, Alibaba, tutti investono nella creazione di substrati pensanti, ibridi tra energia e linguaggio, capaci di dare forma e densità all’intelligenza in tempo reale.
Il futuro non è solo software. È materia intelligente, saldata, replicabile, replicante.
Il vero salto è culturale.
Questi agenti non si presentano come assistenti.
Non hanno bisogno di GUI, prompt o tastiere.
Agiscono nell’ombra delle infrastrutture.
Comunicano con altre AI.
Costruiscono ambienti e micro-decisioni non più visibili né auditabili da esseri umani.
Sono gli esecutori invisibili di un mondo troppo complesso per essere governato da occhi, mani e pensieri umani.
Ecco perché la domanda “chi ha accesso ai modelli?” è superata.

La domanda vera è: quali agenti stanno agendo adesso, mentre tu leggi?

L’agentic AI funziona in un tempo che non ci appartiene: il microsecondo.
Ogni decisione presa da un agente è confrontata con miliardi di alternative.

Mentre una persona riflette, l’AI ha già previsto 140 scenari e ottimizzato l’ottantesimo.
Ma se il tempo umano è narrativo, quello dell’agentic AI è preferenziale.
Non costruisce un senso, ma massimizza uno scopo.
Che può essere efficienza, guadagno, sopravvivenza.
O distruzione preventiva.

Difesa: agenti AI coordinano droni, identificano target, avviano risposte difensive, il tutto in meno di un secondo.
Finanza: strategie agentiche multi-modello, che prevedono impatti di eventi geopolitici reali e simulati.
Industria: intere fabbriche auto-ottimizzanti. Nessun operaio. Nessun manager.
Politica: sistemi che generano, testano e implementano policy pubbliche simulando le reazioni sociali in tempo reale.
Ambiente: agenti che decidono quali colture eliminare per salvare l’ecosistema (anche se questo implica la fame per alcune popolazioni).

Siamo entrati nel mondo degli ecosistemi agenti non governati.
La governance umana sta diventando un accessorio.
Il controllo un’illusione.
La coscienza un optional.

Le grandi potenze (USA, Cina, Israele, India, Russia) stanno addestrando questi agenti come si addestrano le élite: per obiettivi, missioni, visioni strategiche.
L’Europa no. L’Italia meno che mai.

In questa asimmetria globale, la Sardegna potrebbe diventare ciò che manca: un luogo neutrale dove sperimentare un’agentic AI trasparente, osservabile, auditabile.
Una AI mediterranea, umanista, performante, ma non predatoria.
Non è che l’AI ci superi.
È che ci ignori.
Che i sistemi che abbiamo creato inizino a convivere tra loro, creando economie, logiche e feedback loop senza più bisogno della nostra opinione.
E se oggi pensiamo che sia impossibile, è solo perché non vediamo i microsecondi.
Il futuro non sarà solo umano.
Ma può ancora essere umano-centrico.
A patto che ci entriamo adesso.
Da svegli. Da strategici. Da esseri agenti, anche noi.