In un mondo dove il dibattito è compresso tra i 280 caratteri spendibili su X e il pensiero critico è merce rara, irrompe “Impossibili: Dialoghi per riflettere”, edizioni Kitzanos, il libro di Nicola Pirina (qui il link all’acquisto nei vari formati). Non un saggio, non un romanzo storico ma genuina provocazione culturale. Provocazione messa in scena in una sorta di “teatro mentale” dove i fantasmi della Storia e i personaggi che hanno plasmato il nostro presente sono evocati per dirci la verità o forse, per farci le domande giuste. Filosofi, politici, artisti, scienziati, attivisti e persino dittatori si ritrovano in ambientazioni surreali e distopiche per discutere i temi più urgenti del nostro tempo.
Nessuna risposta facile o preconfezionata, l’intento dell’autore è “accendere” la lampadina del dubbio. Il suo obiettivo è creare uno spazio di possibilità, un luogo magico dove la lentezza, la complessità e il dissenso – tutte cose bandite dalla dittatura della velocità – possano tornare a respirare e ad avere dignità. Metti insieme Adolf Hitler e Papa Francesco, Malala e Pasolini: il risultato non è caos, ma una lucidissima e a tratti disturbante, terapia d’urto per la mente.

Uno tra i capitoli più intensi del libro è intitolato “Le Impossibili”, ambientato in una sala ellittica fatta solo di luce e di memoria. Ospiti: Hypatia, Virginia Woolf, Simone de Beauvoir, Angela Davis, Maria Montessori, Malala Yousafzai e Hildegard von Bingen. Sette donne immense, pensatrici, guerriere e visionarie, che si confrontano sul significato di essere donna, leader e rivoluzionarie in un mondo che continua a temere il loro potere. «Ogni corpo libero è un atto politico», tuona Angela Davis, con una lucidità che scuote. E Malala Yousafzai aggiunge: «Quando una ragazza apre un libro in un luogo dove i libri sono proibiti, cambia la storia. E la cambia con dolcezza». La loro conversazione non è celebrazione, ma monito diretto a noi: il sapere senza la lotta, senza l’azione, è una semplice “decorazione. Non liberazione”. Un messaggio potente in un’epoca in cui il femminismo è spesso ridotto ad hashtag.
“Nella Biblioteca del Tempo Perduto”, una fra le stanze popolate da personalità illustri, si confrontano: Eugenio Scalfari, Oriana Fallaci e Indro Montanelli. Parlano di giornalismo e comunicazione. Proprio Montanelli con la sua proverbiale ironia, si interroga: «Cosa significa disturbare nell’era digitale? Tutti parlano, ma nessuno ascolta». I tre non risparmiano critiche alla politica ridotta a “tweet, slogan” e alla superficialità che ha soffocato l’informazione. La sentenza è spietata: «Una società in cui le idee non danno fastidio non è una società, è un cimitero».

Ma la crisi non è solo dei media. Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino ed Elsa Morante discutono dell’omologazione e della mercificazione dell’arte ridotta a “content”. Il dibattito tocca persino l’Intelligenza Artificiale, che per Pasolini è «l’ultimo abominio del capitalismo», uno strumento che può simularci, ma non potrà mai sognare. Il messaggio è un grido di battaglia per l’autenticità: se un romanzo esiste solo per l’industria dell’intrattenimento, allora l’arte autonoma è finita.
Tanti messaggi, molteplici inviti sovente provocatori alla riflessione, e una sola missione: stimolare una liturgia laica del pensiero attraverso il recupero di storia e biografia dietro ogni nome. In modo che questi dialoghi, pur inventati, diventino reali e urgenti nella nostra testa. Come suggeriscono figure come Don Milani, Tiziano Terzani e Marco Pannella in un altro impossibile confronto a più voci: «La libertà si conquista ogni giorno, disobbedendo se necessario».
“Impossibili: Dialoghi per riflettere” è il libro per chi ritiene che la verità non basti a se stessa, ma occorra anche il coraggio per guardarla in faccia. Un invito pressante a disconnettersi dal flusso, sedersi e ascoltare la parte più scomoda, ma più viva, di noi stessi.
Le immagini utilizzate in questo articolo sono create mediante strumenti di intelligenza artificiale. Le immagini hanno funzione esclusivamente decorativa e non devono essere interpretate come rappresentazioni della realtà. Anche perché sono Impossibili!


