Il futuro prossimo dell’IoT
Il 2025 sarà cruciale per stabilire quale strada evolutiva imboccherà l'Internet of Things. Il quadro tracciato da Nicola Pirina, CEO di Kitzanos.
Redazione
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14 Marzo 2025
Tempo di lettura: 3 minuti

Il 2025 può essere uno spartiacque nel percorso evolutivo dell’Internet of Things?

Non più una tecnologia emergente o una semplice raccolta di dispositivi connessi, ma il nucleo pulsante di un ecosistema interconnesso, in cui oggetti, dati e persone si fondono in un tessuto digitale che trasforma ogni aspetto della vita e dell’economia globale?

Espansione quantitativa o rivoluzione qualitativa che ridisegnerà i confini della società e dell’innovazione?

Immaginiamo una rete globale di sensori, dispositivi e piattaforme in grado di anticipare le necessità umane con un livello di precisione mai visto prima.

Le smart city non saranno solo luoghi di efficienza logistica, ma ecosistemi viventi in cui ogni elemento – dai trasporti all’energia, dalla sanità all’istruzione – sarà ottimizzato attraverso l’intelligenza predittiva dell’IoT.

Non sarà più solo questione di monitorare o automatizzare processi.

L’IoT diventerà la base infrastrutturale per l’intelligenza collettiva, in cui la capacità di rispondere in tempo reale alle esigenze di milioni di individui costituirà un nuovo standard di progresso sociale.

La convergenza tra IoT e altre tecnologie esponenziali come l’intelligenza artificiale, il 6G e le blockchain porterà a una sinergia inaspettata.

I dispositivi non saranno più solo connessi tra loro, ma anche autonomi nel prendere decisioni complesse, coordinando interazioni con altri sistemi attraverso meccanismi distribuiti e sicuri.

Pensiamo a un’agricoltura di precisione, dove i droni e i sensori di campo collaborano in tempo reale per ottimizzare la resa delle colture riducendo l’impatto ambientale. Oppure a un sistema sanitario in cui i dispositivi indossabili monitorano continuamente la salute di una persona e condividono dati critici con medici e ospedali in caso di anomalie.

Ma il 2025 sarà l’anno delle promesse mantenute?

Sarà anche il momento in cui le sfide diventeranno più evidenti, richiedendo risposte nuove e coraggiose?

La sicurezza informatica sarà una di queste.

Più crescono i nodi della rete, più aumenta la superficie esposta agli attacchi. Il concetto di fiducia digitale, basato sulla protezione dei dati personali e sulla trasparenza delle piattaforme, sarà una delle questioni centrali per i governi, le aziende e i cittadini.

L’intera architettura dell’IoT dovrà essere ripensata in chiave di resilienza, integrando la cybersecurity come componente nativa e non come misura reattiva.

Un altro nodo cruciale sarà la sostenibilità.

Il proliferare di miliardi di dispositivi connessi porta con sé un costo energetico significativo.

Nel 2025 vedremo probabilmente una crescente adozione di tecnologie energetiche innovative, come batterie avanzate, dispositivi a basso consumo e persino sistemi che sfruttano l’energia ambientale per autoalimentarsi.

Le imprese dovranno bilanciare l’espansione delle loro reti IoT con un’impronta ecologica ridotta, perché in un mondo sempre più consapevole dell’emergenza climatica, l’innovazione senza sostenibilità non avrà futuro.

Forse l’aspetto più affascinante sarà il cambio di paradigma nel nostro rapporto con gli oggetti.

Il passaggio dall’IoT come semplice rete di strumenti a un ecosistema capace di apprendere e agire autonomamente ci obbligherà a ridefinire il concetto di interazione.

I dispositivi non saranno più percepiti come strumenti passivi, ma come veri e propri collaboratori digitali, in grado di comprendere e anticipare bisogni che noi stessi fatichiamo a riconoscere.

Da fenomeno tecnologico a componente culturale.

Il successo o il fallimento di questa trasformazione dipenderà dalla nostra capacità di integrare l’IoT in modo etico, sicuro e sostenibile.

Non si tratta solo di costruire un mondo più connesso, ma di creare una rete globale che renda ogni individuo partecipe di un progetto più grande, in cui la tecnologia non è fine a sé stessa, ma il mezzo per una nuova era di collaborazione e progresso.