Una lettura preziosa. Una luce, chiara e potente, che illumina l’entrata e i passi del percorso legato a un ambito di ricerca e di sviluppo dalle potenzialità enormi e di cui è difficile, al momento, individuare i contorni esatti. “Gemello Digitale Territoriale e le governance del futuro” edizioni Zel, raccoglie le riflessioni e i punti di vista di intellettuali, esperti del mondo accademico e imprenditoriale che si sono cimentati in un lavoro certosino di analisi delle implicazioni derivanti dall’adozione dei “gemelli digitali” su larga scala.
Con il termine “gemello digitale” si definisce una rappresentazione virtuale delle caratteristiche, della struttura dinamica di un oggetto fisico o di uno spazio. Lo scopo della sua creazione è modellare e prevedere il ciclo di vita di un sistema. Le applicazioni possibili sono potenzialmente infinite.
Nella pubblicazione, curata da Roberto Masiero, voluta dall’Osservatorio per il Paesaggio delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, finanziata dalla Fondazione Francesco Fabbri e promossa dal Comune di Pieve di Soligo e dal IPA della Marca trevigiana, si percorre in modo ampio ed esaustivo questo autentico universo di possibilità: dalle smart cities alla smart land con esempi concreti di applicazione su vasta scala (Singapore e Zurigo), passando per le tecniche alla base della costruzione del modello e la raccolta di dati che lo alimenta, sino agli approfondimenti legati al digital twin territoriale, alle sue caratteristiche e alle declinazioni nei più disparati settori (logistica, sanità, mobilità) e senza tralasciare questioni importanti legate al funzionamento e alla comprensione di tali modelli.
Tra i numerosi verticali, frutto della passione e della competenza dei vari contributori, è da sottolineare il capitolo “Spazio intermedio, gemelli digitali ed economia di rete”. Un nuovo paradigma per la finanza del futuro” scritto a più menti e a più mani da Carlo Mancosu, Roberto Spano, Nicola Pirina e il professor Silvano Tagliagambe. Oltre 30 pagine in cui si descrive lo stato dell’arte nel settore economico alla luce dell’impiego di nuovi strumenti teorici e pratici.
Con un’importante premessa, frutto dell’analisi del professor Tagliagambe, in cui si fa riferimento alla centralità dello “spazio intermedio” nell’analisi e nella comprensione della realtà e dei fenomeni. «Lo spazio intermedio – sottolinea Tagliagambe – è un luogo di creatività e di innovazione in cui le soluzioni ai problemi emergono dal confronto tra prospettive molteplici. Prendiamo ad esempio la definizione di paesaggio presente nella Convenzione Europea firmata a Firenze nel 2000 “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Si parla pertanto di territorio, dunque di qualcosa che esiste là fuori, così come è percepito dalle popolazioni, quindi come vive dentro gli uomini, nel loro universo interiore. È una definizione chiaramente incompatibile con la netta distinzione tra fuori e dentro, tra esterno e interno, e che fa dunque saltare la relativa coppia opposizionale che siamo soliti adottare. Tornando al tema dell’ambiente e del territorio per attuare politiche efficaci occorre tenere in considerazione il suo gemello fisico assieme a quello virtuale frutto di simboli, di tradizioni, di cultura in senso più ampio delle popolazioni che vivono in quel dato territorio. Lo spazio intermedio quindi è il luogo di confluenza di entrambi questi mondi: fisico e virtuale».
Tutto ciò si traduce, necessariamente, in un cambio di paradigma non solo a livello teorico ma anche metodologico. «La complessità dei sistemi economico-finanziari – sottolinea Carlo Mancosu – richiede un approccio concettuale differente rispetto al passato, basato sulla ontologia delle relazioni che poi è alla base del modello di Network Finance che abbiamo usato nella creazione di Bflows. I gemelli digitali e l’analisi delle reti, tra i cardini del nostro progetto, rappresentano una frontiera promettente per l’economia e la finanza perché offrono nuove opportunità per comprendere e gestire la complessità dei sistemi economico-finanziari. Tuttavia, per sfruttare appieno il loro potenziale, sarà necessario un impegno concertato da parte di accademia, industria e decisori politici per affrontare le sfide tecniche, organizzative ed etiche che la loro adozione comporta».
E proprio da un’approfondita e inedita analisi delle dinamiche economiche nasce Bflows come sottolineano Roberto Spano e Nicola Pirina: «Anziché soffermarci sulle relazioni commerciali come semplici transazioni bilaterali, Bflows le considera come parti di una rete in cui ogni azienda è rappresentata da un nodo e ogni transazione da un arco che parte dal debitore (acquirente) e va verso il creditore (fornitore). Questa nuova prospettiva, denominata “network finance”, ha permesso di sviluppare una soluzione completamente nuova che rimuove alcune delle barriere legate alla gestione del credito e del rischio tipiche delle opzioni tradizionali di Supply Chain Finance. Abbiamo così creato un’architettura che racchiude in sé due qualità: scalabile e collaborativa».