Economia sarda, tempo scaduto: servono scelte forti
Redazione
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23 Giugno 2025
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Nel suo rapporto annuale sull’economia regionale, la Banca d’Italia racconta una Sardegna in fase di transizione, tra lentezze strutturali e segnali di tenuta (qui il link al documento). L’isola chiude il 2024 con un PIL in crescita dello 0,9%, un risultato che supera leggermente la media nazionale, ma non ancora sufficiente per certificare un rilancio. Lo scenario che si ricava è complesso: solidità in alcune aree, incertezze in altre, ma anche segnali di possibile slancio.

Nel complesso nostra regione si trova di fronte a un bivio: consolidare i timidi segnali positivi oppure restare ancorata a dinamiche stagnanti. Le sfide sono note – innovazione, energia, occupazione giovanile – ma ora si affacciano opportunità concrete, grazie ai fondi europei, alle nuove filiere industriali e al turismo in trasformazione. Toccherà a tutti gli attori del sistema (imprese, istituzioni e cittadini) coglierle pienamente.

Imprese: settori a velocità variabile e nuove opportunità estrattive

L’industria manifatturiera ha confermato la sua debolezza, con una produzione in calo e investimenti in flessione. I settori più colpiti risultano essere quello metallurgico e della raffinazione, influenzati dall’incertezza internazionale e dai costi energetici.

In controtendenza il comparto alimentare, trainato in particolare dalla crescita del Pecorino Romano, e il settore estrattivo, su cui si riaccendono i riflettori: l’UE ha inserito la Sardegna tra i territori strategici per la produzione di materie prime critiche, come feldspato, fluorite, zinco e terre rare. È in programma anche un progetto da 400 milioni per il riciclo di batterie esauste, che potrebbe rilanciare l’industria metallurgica locale. Bene anche il turismo (+9,9%) con gli stranieri che superano gli italiani in quanto a presenze.

Nel settore edile si osserva un calo della produzione privata (-13,1%) compensato dall’aumento delle opere pubbliche (+19,8%), sostenute dal PNRR.

Famiglie: potere d’acquisto in risalita ma consumi prudenti

Il reddito disponibile delle famiglie è aumentato, spinto dalla crescita occupazionale e da un contenimento dell’inflazione. Ne è derivato un aumento del potere d’acquisto anche se i consumi continuano a salire lentamente, segno di una certa prudenza.

È tornata a crescere la domanda di mutui e credito al consumo, dopo la frenata del 2023. Anche la ricchezza finanziaria è in lieve risalita, trainata da nuovi depositi bancari e da investimenti in titoli, soprattutto Buoni del Tesoro e fondi comuni. Non accenna a diminuire la quantità di nuclei fragili che vive al confine con la povertà.

Lavoro: più occupazione, ma freni tra i giovani

Nel 2024 l’occupazione in Sardegna è cresciuta del 2,6%, più della media nazionale (1,5%). Il tasso di disoccupazione è sceso all’8,3%, e continua l’incremento della partecipazione femminile al lavoro.

Tuttavia, le attivazioni nette di nuovi contratti sono calate, in particolare per i giovani (15-34 anni) e i contratti a termine. Le imprese tendono a preferire rapporti a tempo indeterminato, ma meno dinamismo nei settori del turismo e industria.

Interessante il dato sull’intelligenza artificiale: la Sardegna presenta una minore esposizione al rischio di sostituzione dei lavoratori da parte dell’IA, pur registrando un aumento delle imprese che la utilizzano (27%).

Credito: segnali di ripresa, resta il nodo delle piccole imprese

Dopo una fase di contrazione, nel 2024 il credito al settore privato è tornato a crescere leggermente. La domanda delle famiglie è aumentata, mentre i prestiti alle imprese sono diminuiti, soprattutto tra quelle piccole.

Nonostante la riduzione dell’indebitamento, è cresciuto il costo del debito per via dei tassi, tra i più elevati in Italia. Il leverage delle aziende è però in calo, segnale di una maggiore patrimonializzazione.

I depositi bancari sono in ripresa, anche tra le PMI, e la liquidità complessiva si mantiene elevata nel confronto storico, anche se in lieve flessione nell’ultima parte dell’anno.

Finanza pubblica: più spesa e investimenti grazie al PNRR

Nel 2024 è aumentata la spesa degli enti territoriali sardi, sia corrente che in conto capitale, sostenuta dai fondi del PNRR. In crescita anche le entrate, in particolare quelle dei Comuni, pur restando inferiori alla media nazionale pro capite.

Importante il ruolo degli investimenti pubblici nel contrasto al rischio idrogeologico e nell’ammodernamento delle infrastrutture. Si segnala inoltre una crescente attenzione alle politiche climatiche, come la protezione da eventi estremi.

In generale c’è una forte dipendenza dai fondi europei che si scontra con un affanno evidente nella spendita di risorse, foriera nel prossimo futuro di effetti negativi.

Crescita, produttività e innovazione: nodo strutturale irrisolto

Sul lungo periodo la Sardegna mostra un ritardo strutturale: dal 2007 al 2023 la crescita è stata debole, con una transizione verso settori a basso contenuto tecnologico, come i servizi alla persona e il turismo.

La produttività del lavoro resta inferiore alla media nazionale, soprattutto nel settore privato. Anche gli indicatori di capacità innovativa, digitalizzazione e qualità istituzionale risultano meno favorevoli rispetto al resto del Paese.

La transizione energetica, elemento chiave per la crescita futura, si presenta complessa: la Sardegna è tra le regioni con il più alto livello di emissioni pro capite di CO₂, ancora dipendente da fonti fossili (carbone e scarti petroliferi). Le fonti rinnovabili sono in espansione e si segnalano progetti importanti sul riciclo e sulla digitalizzazione, ma il ritmo di crescita è ancora insufficiente a centrare gli obiettivi europei al 2030.