Rendere il proprio business sempre più integrato con il digitale e l’intelligenza artificiale è un affare sia in termini economici che organizzativi. È la sintesi di un’articolata ricerca svolta da McKinsey, società internazionale di consulenza manageriale, che in un articolo pubblicato nelle scorse settimane ha analizzato le prestazioni delle aziende che hanno colto appieno le potenzialità derivanti da queste tecnologie riplasmando il loro modello di business e anche la loro organizzazione.
In particolare chi ha da subito spinto con convinzione sull’acceleratore investendo tempo e risorse in tale trasformazione ne ha tratto benefici sostanziosi e tangibili.
La forbice in termini di vantaggi prestazionali tra i leader e coloro che sono in ritardo è aumentata del 60 per cento tra i due periodi presi in considerazione (10 punti nel 2016–19 aumentati a 16 nel 2020–22).
I dati della ricerca evidenziano che tale ritorno ha riguardato tutti i leader dei diversi settori (beni di consumo, retail, energia, agricoltura) con un particolare rilevante: il rendimento per gli azionisti è stato sei volte superiore a quello degli omologhi che invece hanno quote in aziende in ritardo su questo fronte e quindi con poca o insufficiente integrazione del loro business con IA e digitalizzazione. Nell’ambito bancario, ad esempio, i leader hanno ottenuto un TSR (Total Shareholder return) annuo dell’8% contro una media del 5% di chi è in ritardo.
Ma la semplice adozione non basta, per avere un’azienda più performante, sempre secondo la ricerca, occorre far entrare IA e digitalizzazione nell’intero percorso di relazione con i propri clienti; in tal modo si estende il vantaggio nelle vendite online e si riducono i costi di servizio, contribuendo al margine di profitto e alla crescita del valore.
Sei le aree in cui le trasformazioni indotte dal digitale e dall’IA determinano il successo: percorso strategico, organizzazione e talento, modello operativo, tecnologia, dati e adozione e scalabilità.
Inoltre, con l’avvento dell’IA generativa, si prevede che il divario tra leader e ritardatari continuerà a crescere, richiedendo leader capaci di sviluppare talento, basi dati e competenze esecutive. La ricerca conclude che riconfigurare un’azienda con capacità digitali e di IA rappresenta un vero vantaggio competitivo, e le aziende devono agire tempestivamente per evitare di accumulare troppo ritardo.
Ma in questo contesto come si colloca il nostro Paese? Per avere una risposta, seppur parziale, è utile rifarsi al monitoraggio svolto dal sistema delle Camere di Commercio italiane attraverso i circa 40 mila test di autodiagnosi della maturità digitale (Selfi 4.0) e realizzati per il tramite dei Punti impresa digitale.
Riassumendo, il sistema produttivo italiano ha fatto considerevoli passi in avanti ma meno del 10% delle imprese usa l’AI. Altra criticità riguarda le competenze: quelle digitali sono essenziali per 6 assunti su 10 ma risultano comunque difficili da reperire. Un fatto confortante riguarda la propensione a investire che deriva dalla consapevolezza dell’importanza dell’IA: il 15% del campione preso in esame ha dichiarato di voler investire in questa tecnologia nel prossimo triennio.
La strada da percorrere è molto lunga e non bisogna attardarsi altrimenti la distanza con i leader sarà incolmabile.