AI e Big Data rivoluzioneranno gli investimenti
Privati e imprese entreranno in un un nuovo paradigma. Occorre attrezzarsi. Come ci spiega Nicola Pirina, CEO di Kitzanos.
Redazione
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15 Dicembre 2025
Tempo di lettura: 5 minuti

Nel 2024 abbiamo assistito a un fatto impressionante: gli investimenti privati nell’IA hanno raggiunto oltre 100 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti, mostrando una crescita anno su anno oltre il 40%. Eppure — ed eccoci al punto — non basta spendere tanto: una recente indagine del MIT sostiene che circa il 95% delle organizzazioni non sta ottenendo alcun ritorno misurabile dai propri investimenti in generative AI.
Questo significa due cose: il capitale si sta riversando, ma solo chi gioca la partita strategicamente avrà davvero il vantaggio competitivo.

E per te — sia che operi come investitore privato, sia che guidi un’impresa — è il momento di capire come l’IA e i big data stanno modificando il panorama degli investimenti, quali sono le leve, e dove si aprono opportunità concrete.

Tradizionalmente un investitore privato o un fondo aziendale guardava a titoli, immobili, partecipazioni seguendo criteri statici: rendimento storico, diversificazione, rischio. Oggi invece entrano in gioco i big data: grandi moli di dati non strutturati, algoritmi predittivi, intelligenza artificiale che valuta scenari, trend e correlazioni che un analista umano fatica a cogliere. Un recente studio sulla finanza aziendale ha rilevato che la trasformazione digitale spinge le imprese a riallocare gli asset finanziari in strumenti più redditizi e di breve termine grazie alla maggiore efficienza informativa che i dati permettono. In altre parole: se vuoi investire con lungimiranza, devi pensare a come i dati cambiano le regole del gioco.

Nel mondo del private equity, l’uso dell’IA non è più opzionale — è diventato un fattore chiave di creazione di valore. Secondo un report della Bain & Company, le aziende che sanno applicare l’IA nei portafogli riescono a vincere la “guerra dei rendimenti”.
La logica è: acquisto un’impresa, vi applico modelli di IA e big data per ottimizzare operazioni, identificare inefficienze, scalare più rapidamente. L’investitore aziendale non compra più solo la “partecipazione”, compra la capability IA-first.
Ecco perché per un’impresa che cerca investitori o per un fondo che punta al rendimento, non basta avere un business solido: serve mostrare che il business è “data & AI ready”.

Non è tutto oro quello che luccica: come accennato, la maggior parte delle aziende che investono in IA non ricava ritorni rilevanti. Perché?

Sovrainvestimento tecnologico senza strategia.

Dati di scarsa qualità o mal integrati.

Mancanza di competenze nella governance dei dati.

Scarse metriche di misurazione e processi poco ridefiniti.

Un rapporto analitico individua che il 70% degli sforzi di un progetto IA riguarda processi e cultura più che algoritmi. In sintesi: un investitore saggio guarda non solo alla tecnologia, ma alla capacità dell’impresa di integrarla. Quindi: se sei un investitore privato, esamina quanto bene l’azienda esegue, non solo quanto denaro mette nell’IA.

Con l’esplosione di dati e IA emergono nuove opportunità d’investimento: Infrastrutture digitali: data-centre, architetture cloud native, ecosistemi edge computing. (Una realtà: grandi player tech destinano decine di miliardi alla costruzione di infrastrutture IA.)

Algoritmi specializzati per industry: finance, healthcare, energy, mobilità.

Piattaforme “big data as a service”: che trasformano dati grezzi in insight di investimento e business.

Strumenti di analisi alternativi: modelli predittivi, alternative data, sentiment analytics.

Queste forme d’investimento richiedono un mindset diverso: non solo rendimento atteso, ma capacità di scalare modello dati + dominio applicativo + velocità di apprendimento.
Imprese: l’obiettivo è la trasformazione interna e la generazione di vantaggio competitivo tramite IA. L’investimento è sia tecnologico che organizzativo. Devono considerare la governance, l’integrazione dei dati, la formazione del personale, la ridefinizione dei processi.
Privati / Family Office / Angel Investors: il focus è “dove posizionarsi” nel panorama IA+Big Data. Si valuta la scelta delle asset class emergenti, l’accesso a start-up IA, fondi che selezionano società “data-centric”. Ma attenzione: bisogna valutare il rischio tecnologico e la durabilità del vantaggio competitivo.
In entrambi i casi, serve un profilo di investimento “intelligente” e non reattivo: non inseguire la moda dell’IA ma investire in ciò che genera effettivo valore sostenibile.
Mappare il panorama IA/Big Data: quali tecnologie stanno emergendo? Quali settori sono “in ritardo” e pronti a salto?
Valutare il grado di maturità dati/IA dell’asset target: qualità dei dati, infrastruttura, cultura, governance.
Considerare la scalabilità del modello: IA che rende bene su piccola scala ma non può scalare significa rischio.
Gestire il rischio tecnologia + mercato: il ritorno non è automatico — come ricordato, la maggioranza non lo ottiene.
Investire anche nelle competenze: se sei impresa, fare formazione e governance dati; se sei investitore, includi filtri sui team, sulla cultura dati, sull’adattabilità al cambiamento.
Ecco la verità, senza fronzoli: l’era dell’IA e dei big data trasforma radicalmente il modo di investire. Per imprese e privati non cambia solo “cosa investire” ma come investire.
Se resti ancorato ai modelli tradizionali, rischi di restare indietro. Ma se abbracci il modello dati-first + IA, sei in gioco per il futuro.
Il capitale oggi fluisce verso chi ha: visione, dati, infrastruttura e velocità operativa. Non serve solo tecnologia, serve capacità di investimento intelligente. Il tempo per agire è adesso.

E se lo fai bene, potresti essere tra i protagonisti della nuova mappa degli investimenti globali.