Nicola Pirina, amministratore delegato dell’azienda, tra i giurati che hanno assegnato i riconoscimenti ai vincitori del prestigioso concorso, intitolato alla memoria del politico e accademico sardo. La premiazione si è tenuta nel fine settimana a Borore, paese natale di Carrus. Il primo premio a Giulia Loddo di Ortueri.
«Non abbiamo più necessità solo di studi e di scienziati che dicano le cose, indichino la via ma abbiamo bisogno che le cose accadano nei territori ad opera di coloro che li abitano». Così Nicola Pirina, amministratore delegato di Kitzanos, esperto di sviluppo locale e gestione dell’innovazione per le economie territoriali, commenta i riconoscimenti assegnati a conclusione della sesta edizione del premio “Nino Carrus”.
Il tema scelto quest’anno è di grandissima attualità nella sua drammatica emergenza “Ripartire dopo la pandemia. Esperienze, idee e progetti per il riscatto e la rinascita delle Comunità della Sardegna interna”. Quindici gli elaborati pervenuti alla giuria composta da: Manuela Pintus, sindaca del Comune di Arborea, Fabrizio Mureddu commissario del Consorzio Universitario di Nuoro, Claudia Licheri, segretaria del premio e componente del direttivo dell’associazione, e Nicola Pirina.
La cerimonia si è svolta sabato a Borore, paese natale di Carrus, nella sala consiliare del Comune a lui intitolata nel 2005 dall’allora sindaco Tore Ghisu che, proprio quest’anno, è tornato a ricoprire la carica di primo cittadino.
Il primo premio è andato a Giulia Loddo, 30 anni di Ortueri, artigiana digitale con l’elaborato “Philos- tra artigianato e new media”. L’imprenditrice ha creato nel suo paese l’azienda “Philos”. Le sue bamboline-portachiavi sono ricercatissime, a gennaio avvierà un e-commerce per esportare ovunque i suoi prodotti.
Secondo posto a Simone Cifemi con “Lollove- Ieri, Oggi,Domani…” mentre Gianluca Atzori con “Ripartire dall’ABC: L’Agenzia di Benessere Comunitario per superare la pandemia” si è piazzato terzo in graduatoria. Cifemi, 32 anni, con l’aiuto di un amico ha dato visibilità al paese che conta ormai poco più di una decina di residenti e ora meta di visitatori attirati dall’enogastronomia e dalle bellezze naturali del territorio. Infine Gianluca Atzori, 32 anni anche lui, che dopo una lunga esperienza fuori dall’isola è tornato a Macomer contribuendo alla nascita dell’associazione Pro Positivo, anima del Festival della Resilienza e ora dell’Agenzia di Benessere Comunitario. L’agenzia, pensata per mettere in rete le comunità del Marghine e non solo, vuole essere un attore protagonista capace di incidere nel nuovo ciclo di programmazione europea 2021-2027 e nel PNRR, il Piano Nazionale di Rinascita e di Resilienza.
«L’idea che ha vinto è pratica e reale, un’artigiana di Ortueri che fa impresa nel suo paese è il vero motivo per cui si può frenare lo spopolamento, facendo cose nelle piccole comunità», sottolinea ancora Pirina secondo il quale è appunto la vitalità territoriale il punto di snodo per uscire dalla crisi demografica, di opportunità che da decenni attanaglia i comuni sardi di piccole dimensioni: 327 su 377 sono sotto i 5 mila abitanti (dati Istat 2020) e in preda a un’emorragia continua tra giovani che emigrano e nascite quasi sempre sovrastate dai decessi.
La giornata di sabato e, più in generale il premio, non è altro che la tessera di un mosaico più ampio: «Il tema dello spopolamento delle zone interne è stato lanciato dall’associazione 16 anni fa – ha sottolineato il presidente Fausto Mura – e allora pareva strano. Oggi la questione è diventata centrale e interessa tutta la Regione e tutti i settori della società. Ma non basta, la politica deve fare di più per convincere i giovani a restare e a scommettere sulla propria isola».